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<Una sentenza lineare e chiarissima>
I difensori: accolta la nostra tesi a proposito del piano pluriennale
Gazzetta del Mezzogiorno (20 Settembre 2000)

Secondo l'avvocato Domenico Di Terlizzi, che difende i Matarrese, "è una sentenza lineare. Il percorso logico seguito dall'estensore, il dottor Michele Tarantino, e assolutamente lineare. Io ho dato una lettura rapida al provvedimento - aggiunge Di Terlizzi - sicuramente occorre approfondirlo e rileggerlo, ma la prima impressione è che ci troviamo di fronte a una sentenza difficilmente attaccabile, proprio per la sua linearità e il suo equilibrio. A mio modesto avviso, farebbe bene il procuratore generale a non proporre ricorso per Cassazione per ottenere l'annullamento della sentenza perché, sempre secondo il mio punto di vista, sarebbe destinato a un rigetto. La motivazione ripercorre la sentenza della Cassazione che tre anni fa annullo il sequestro del complesso edilizio. Quello che mi piace delle 36 pagine scritte dai giudici della prima sezione della corte di appello, è che si presta a una comprensione immediata. Semplicemente perché fa riferimento a norme di legge, non ad altro. E lo fa con una encomiabile stringatezza dei passaggi argomentativi. Non compie salti logici. E, soprattutto, applica le norme sull'interpretazione in modo rigoroso. Del resto, la corte di appello di Bari non poteva non fare una sentenza così, chiara, completa e inattaccabile. Il provvedimento ricalca, in certi punti in modo quasi letterale, la tesi sostenuta da noi difensori, in particolare nel passaggio, centrale, nel quale ribadisce che la legge Galasso non opera in presenza di una zona inserita in un piano pluriennale esistente nell'85 e reinserita, in continuazione, in un altro piano pluriennale successivo", conclude Di Terlizzi. Il professor Franco Scoca, docente di diritto amministrativo all'Università "La Sapienza" di Roma, ha approfondito maggiormente il dedalo delle norme edilizie che disciplinano il complesso di Punta Perotti. Quella appena depositata è una sentenza stringata, "sole" 36 pagine per affrontare il groviglio apparentemente inestricabile della disciplina urbanistica: "Innanzitutto voglio dire una cosa a proposito della lunghezza della motivazione - dice Scoca dal suo studio nella capitale -. I magistrati e gli avvocati, quando hanno le idee chiare e devono sostenere una tesi di per se sostenibile, hanno bisogno di poco spazio. Quando invece devono sostenere tesi più ardue, hanno bisogno di uno spazio di gran lunga maggiore". Quanto al contenuto della motivazione, "i giudici di appello hanno seguito la Cassazione che tolse i sigilli al complesso edilizio, perché e vero che la suprema corte aveva suggerito ai pubblici ministeri di svolgere nuove indagini, ma dalle nuove indagini non è venuto nulla di nuovo. I fatti, del resto, sono chiari, restava il problema di qualificarli giuridicamente - spiega Scoca - ma proprio questo è il punto. La sentenza della corte di appello offre la ricostruzione esatta e completa della disciplina giuridica riguardante quella porzione della città di Bari ed e esattamente aderente alla legislazione nazionale e a quella regionale anche tenendo conto delle modifiche successive alla disciplina regionale. Voglio chiarire, infine, che una cosa è un eco- mostro, una cosa è che si possa trattare di una iniziativa economica assolutamente lecita. Ci possono essere costruzioni belle, ma fatte in dispregio delle norme e, viceversa, brutte, ma realizzate con il pieno rispetto della normativa vigente", si congeda Scoca. L'avvocato Giuseppe Modesti assiste Domingo Sylos Labini, uno dei direttori dei lavori: "La sentenza colpisce proprio per la chiarezza espositiva e per la consequenzialità argomentativa - commenta -. La corte di appello, come si può evincere dal testo della motivazione, ha fatto riferimento solo e unicamente al complesso di norme statali, regionali e regolamentari che disciplinano la materia, avendo cura di riportare, ogni qualvolta se ne e applicata la previsione, il testo della norma stessa. Credo che l'aspetto che meriti maggior rilievo è il fatto che questa sentenza - conclude Modesti - proprio per le ragioni che ho indicato, consente a chiunque di poter apprezzare e valutare tutte le problematiche giuridiche, anche quelle apparentemente più complesse, sottese alla vicenda processuale di Punta Perotti e consente dunque di chiarire, si spera una volta per tutte, che l'area oggetto delle lottizzazioni non era sottoposta ad alcun vincolo e che tutte le imputazioni non avevano giuridico fondamento". (c.stmg)

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