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Bisceglie, sui dolmen l’ombra di un "mostro"
I Verdi: "Vogliono realizzare un complesso turistico"
la denuncia
NICOLA CURCI (13 gennaio 2001)


Bisceglie — L’ombra della speculazione edilizia e del danno paesaggistico si staglia a soli sessanta metri dal Dolmen della Chianca: l’allarme arriva dai verdi biscegliesi che insorgono sulla ventilata realizzazione di un progetto polifunzionale a due passi dal sito archeologico e, ironia della sorte, condividono la presa di posizione con l’esatto opposto consiliare, il gruppo di An.
La posizione è chiara: il partito del sole che ride, uscito dalla maggioranza di sinistra, divenuta di centrosinistra con la migrazione di esponenti eletti nel Polo nelle fila dei Ds, lancia il grido d’allarme preoccupato delle possibili ricadute sull’area archeologica, tagliata in due dal limite paesaggistico.
«Il sindaco Napoletano – sottolinea Franco Sciacqua, consigliere comunale verde – sta facendo un grave errore. In barba a tutte le norme, che impongono la massima cautela in materia ambientale, sta consentendo, attraverso la procedura dello sportello unico, la trasformazione dell’area del dolmen in un complesso turistico con campi da gioco, albergo e strutture polifunzionali, a due passi dal sito protostorico. Il dolmen, un museo del dolmen e i campi di calcio e tennis staranno entro il limite, mentre tutto il resto verrà costruito al di là». «Noi riprende ci serviremo delle armi della legalità per impedire che questo avvenga». E sui metodi della presentazione del progetto, che sta transitando attraverso varie conferenze di servizi, anziché affrontare l’accordo di programma con la regione, intervengono i consiglieri di An. «È un abuso bello e buono», dicono. «Quando – sottolinea Sergio Silvestris – il 31 luglio 2000 il Consiglio autorizzò il gruppo scout alla costruzione di un trullo come postazione logistica di supporto ai visitatori del sito, si fece un’opera di pubblica utilità e il sindaco si impegnò, nell’attesa del piano particolareggiato della zona, a tracciare le linee guida per ulteriori concessioni. Se questo ad oggi non è stato ancora fatto, l’accaduto ci fa capire perché».
Il pomo della discordia, che ha generato lo strappo dalla maggioranza del partito ambientalista, apre un dibattito in città, infuocato anche dalla recente questione del taglio degli ottanta pini del Palazzuolo. «I biscegliesi – ricorda Sciacqua – sessanta anni fa si erano tassati per piantarli. Adesso arriva Napoletano, che si era detto ambientalista, e definendoli a torto "malati e pericolanti" ne ordina il taglio, per impiantare, in loro vece, lecci e palme costosissimi e dal gusto discutibile».

 


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