HomePage
Mappe
Trasporti
NotizieUtili
Provincia
Appuntamenti



Wwf all’attacco: il mostro
si può abbattere per legge

Scatta il quarto ricorso contro il dissequestro
MARA CHIARELLI (5 gennaio 2001)


«Non c’è dubbio, la sentenza di appello va annullata». Quarto ricorso contro il dissequestro di Punta Perotti e l’assoluzione con formula piena degli otto imputati. Lo ha presentato in Cassazione il Wwf Onlus, rappresentato dagli avvocati Fulvio e Alessandro Amato. Quarto solo numericamente perché, l’avvocato Alessandro Amato tiene a precisarlo, «il Wwf è stata l’unica associazione ambientalista a fare ricorso, già dopo il primo grado di giudizio».
Si unisce alla procura generale del tribunale di Bari, al ministero dell’ambiente e dei beni culturali e a Legambiente, che hanno chiesto ai giudici romani di annullare la sentenza di secondo grado emessa il 5 giugno scorso dalla prima sezione della Corte d’appello di Bari, e di rinviare il processo ad un’altra sezione giudicante. Le richieste saranno valutate dalla terza sezione della Cassazione nell’udienza del 29 gennaio. L’avvocato Amato si associa a quanto dichiarato dall’avvocato Massimo Leccese per conto di Legambiente, ribadendo: «Non ci interessa la condanna penale degli imputati, vogliamo che il "mostro" sia abbattuto e che venga così ripristinata la situazione ambientale della zona. Ci uniamo alle altre associazioni ambientaliste in queste richieste risarcitorie».
Il ricorso del Wwf, cinque pagine indirizzate alla Suprema Corte di Cassazione, punta in particolare su due motivazioni. La prima riguarda l’articolo 146 del decreto legislativo 490/99, il cosiddetto testo unico che ha semplicemente riunito le leggi in materia urbanistica, incluso la legge Galasso dell’85 che vietava la costruzione di edifici a meno di 300 metri dalla costa. Punta Perotti fu invece costruita con regolare concessione edilizia rilasciata il 19 gennaio ’95 dal Comune di Bari, ma non dall’attuale sindaco Simeone Di Cagno Abbrescia, che fu eletto quattro mesi dopo, nel maggio ’95.
La Corte d’appello di Bari ha ritenuto che l’articolo 146 apporti una «rilevante modifica sostanziale alla normativa della legge Galasso» e l’ha definita, nella sua sentenza di assoluzione, una «norma in concreto più favorevole per gli imputati». Gli avvocati Amato sostengono che l’interpretazione della Corte d’appello è sbagliata. E che, se proprio dovesse ritenersi giusta, allora in tal caso, con l’articolo 146 il Governo ha superato i limiti della delega conferitagli dal Parlamento di sola riunione delle leggi e non di modifica. L’articolo in questione sarebbe dunque incostituzionale e, come tale, andrebbe rimesso alla Corte costituzionale.
Il secondo punto riguarda la legge regionale 30 del ’90, che afferma la possibilità di costruire «nelle zone C, nelle aree destinate a insediamenti turistici, artigianali e industriali», legge utilizzata per costruire Punta Perotti. La legge in questione, sostengono i legali, «va in contrasto con la legge Galasso dell’85, una legge nazionale e che fissa criteri di principio. Le leggi regionali non possono essere in contrasto con quelle di principio. Quindi è incostituzionale».

 
 


Scrivici -  barisera.it
Tutto il materiale in questo sito è copyright 2000 Port@l s.c.ar.l.
Port@l s.c.ar.l non è collegata ai siti recensiti e non è responsabile del loro contenuto