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IL FATTO/ Ieri pomeriggio "assalto" degli ambientalisti.
Che hanno ribadito la richiesta di abbattimento
Legambiente contro la saracinesca
Manifestazione simbolica davanti ai palazzi di Punta Perotti

Una manifestazione con un grande castello gonfiabile alto una decina di metri promossa dai militanti di Legambiente si è svolta ieri pomeriggio davanti alle costruzioni di Punta Perotti, "l'ecomostro", per dirla con gli ambientalisti, che chiude come una saracinesca il paesaggio del lungomare barese. Un enorme castello gonfiabile largo 14 metri ed un grande striscione con la scritta "abbattiamolo" sventolavano ieri pomeriggio sotto le torri di cemento armato del complesso di Punta Perotti, sul lungomare. Cosi gli attivisti di Legambiente si sono mobilitati contro "uno dei più emblematici casi di abusivismo delle nostre coste". "Io ho la licenza": con questa scritta stampigliata sul costume di un attore-muratore, con la quale si giustifica ogni sopruso nei confronti di una ragazza che tenta disperatamente di prendere il sole sulla spiaggia, Legambiente ha sintetizzato la sensazione di prevaricazione con la quale gli ambientalisti e parte della popolazione barese vivono la presenza dei palazzi di Punta Perotti sul lungomare di Bari. Più che alle parole, Legambiente ieri si è affidata ad un gruppo di artisti di strada per manifestare contro le torri di cemento armato e chiederne l'abbattimento. Mentre il muratore, forte del- la sua licenza, ha innalzato in pochi minuti un enorme castello gonfiabile, la povera ragazza, coperta di calcinacci e stordita dai rumori, ha chiesto ripetutamente ad un vigile urbano di intervenire, ma ogni volta il muratore ha esibito la sua licenza. Fino a che il popolo degli ambientalisti è insorto e, a colpi di bandiere gialle di Legambiente, si è scagliato sul castello e l'enorme pallone si è sgonfiato. Una metafora, dunque, per chiedere ancora una volta l'abbattimento dell'ecomostro che, con tre palazzi di tredici piani, chiude come una saracinesca la prospettiva sul lungomare di Bari. Per Punta Perotti Legambiente "non accetta nessun compromesso - ha detto il presidente regionale, Massimiliano Schiralli - chiediamo subito la confisca e l'abbattimento". "La nostra spedizione odierna - ha spiegato il segretario di Legambiente Ermete Realacci - in una nota - è il nostro modo per gridare che un pezzo di società civile non ci sta, che esistono cittadini, e sono molti, fermamente determinati a dire no alla dispersione ed allo svilimento delle nostre risorse paesaggistiche e culturali>.
Il 5 giugno scorso c'era stata la sentenza dei giudici della prima sezione penale della Corte d’Appello di Bari che hanno assolto, perché il fatto non sussiste, i costruttori Michele e Vincenzo Matarrese, Domenico Andidero e Antonio Quistelli, i progettisti Domingo Sylos Labini e Luigi Bergamasco, e i direttori dei lavori Michele jr e Salvatore Matarrese. La corte aveva anche revocato la confisca, disposta in primo grado. Con la sentenza, le motivazioni sono attese entro i primi di ottobre, si consente il proseguimento dei lavori e probabilmente, se non vi saranno fatti nuovi, la realizzazione di altre costruzioni. I dirigenti di Legambiente continuano ad insistere, così come altre organizzazioni ambientaliste, sulla necessità di abbattere le costruzioni di Punta Perotti paventando il pericolo di una progressiva cementificazione della costa barese. Dopo "l’incredibile vicenda che ha visto la Corte d’Appello di Bari varare una sorta di condono edilizio ad hoc per Punta Perotti – secondo Realacci – è giunto il momento di ridare legalità e bellezza alla costa pugliese". Se l’ecomostro non verrà abbattuto al più presto, ha concluso il presidente di Legambiente, "torneremo ancora 10, 100, 1000 volte sotto questa enorme colata di cemento e continueremo con i nostri avvocati a batterci in tutte le sedi legali per la dignità e la bellezza del Meridione".
Il parlamentare verde Vito Leccese ha rivolto un appello al Consiglio Regionale pugliese, insediatosi ieri, perché approvi in tempi rapidi un provvedimento che recepisca i vincoli previsti dalla legge Galasso sino all’approvazione del Piano paesistico, abrogando nel contempo le quindici leggi regionali che dal 1990 ad oggi avrebbero consentito di derogare ai vincoli di salvaguardia paesaggistica ed ambientale. Secondo l'on.Leccese "Punta Perotti è solo l'esempio più noto fra i tanti scempi urbanistici che potrebbero essere realizzati nei prossimi mesi".
Ma nella vicenda interviene anche il ministro dei Lavori pubblici, Nerio Nesi. "Lo Stato - ha dichiarato - deve muoversi contro gli ecomostri anche perchè ne va della sua dignità". Al termine di una audizione parlamentare, Nesi ha definito "condivisibile" la proposta lanciata dal collega dell'Ambiente, Willer Bordon, sulla creazione di un fondo per l'abbattimento dei mostri come quello sorto a Punta Perotti sul lungomare di Bari.
"E' ipotizzabile - aggiunge Nesi - un'azione concertata fra i due ministeri su un tema che è a metà fra le competenze delle due amministrazioni. Ma bisogna fare qualcosa perché se l'abusivismo è un reato, allora va punito".
Le polemiche, dunque, non si placano. La sentenza dei giudici della Corte d'appello continua a far discutere, provocando reazioni e manifestazioni come quella organizzata ieri pomeriggio da Legambiente.

 

 



 

 

 

 

 

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