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Io, Piano e Punta Perotti
Mattarese: noi imprenditori le vere vittime
Giuseppe De Tomaso (22 Giugno 2000)

BARI – "Anche lei con questa storia dello scempio costiero e della bruttura urbanistica? Venga a vedere, venga". Ha un diavolo per capello l'ingegner Michele Matarrese, il fratello maggiore dei "Kennedy di Puglia", il primus inter pares della famiglia-azienda costruita da papà Salvatore. L'ingegnere, presidente della Sud Fondi (la società che ha costruito i due stabili a Punta Perotti), è un fiume in piena.<Venga qui, le faccio vedere il plastico di Punta Perotti, di come sarà Punta Perotti a lavori terminati. Certo, se lei mi parla della costruzione che si vede oggi, ha ragione. Tutti gli scheletri sono brutti, anche quelli delle opere migliori>. Ingegnere, ma la costruzione si poteva realizzare in modo orizzontale al mare, non perpendicolare. Lo dicono tutti che ora è una saracinesca. "Una saracinesca? Osservi qua. Ecco la strada, questa è la costa. Se spostiamo i palazzi in senso orizzontale, vedrà che l'effetto visivo non cambia, anzi peggiora. Perché le saracinesche diventano, diventerebbero, due: quella per chi osserva dal lungomare di Bari e quella per chi guarda da Japigia. Immagini, poi, cosa e come diventerebbe la zona con il raddoppio del Lungomare e la realizzazione del porticciolo turistico. L'effetto saracinesca svanirebbe. Di che cosa parliamo, allora? E' davvero paradossale finire sotto processo per aver rispettato il piano regolatore. Noi abbiamo rispettato la legge. " Dov'è la certezza del diritto in Italia? Vogliamo affidare il diritto e la giustizia ai commissari del popolo?". L'ingegner Michele, già presidente degli industriali baresi e pugliesi, non ci sta a passare per distruttore della costa e costruttore dell'ecomostro. "Vogliamo scherzare. Ma se abbiamo chiamato il miglior architetto del mondo e i migliori architetti di Bari, per realizzare il complesso di Punta Perotti!". Ingegnere, siete stati sempre zitti. Lo sa che a volte il silenzio e ammissione di colpa? Macché. Ci eravamo imposti di stare zitti, in ossequio al principio che le sentenze si eseguono e non si discutono. Non abbiamo mai parlato, sia in occasione del provvedimento di confisca, sia dopo l'assoluzione da parte della Corte d'Appello con la formula "il fatto non sussiste". Se poi vorranno ricorrere in Cassazione, vedremo. Noi siamo sereni e tranquilli. Anche il ministro Melandri ha annunciato il ricorso del governo. La cosa ci lascia indifferenti. Abbiamo fiducia nella giustizia. Abbiamo sempre rispettato la legge. Dico solo che oggi il gioco si fa pesante. Per ciò non possiamo stare zitti.Ne va della nostra immagine, della nostra reputazione. Vuole sapere la storia di Punta Perotti? Noi Matarreseabbiamo realizzato tanto a Bari, ma non avevamo mai quasi mai costruito appartamenti a vendere. Dovendo costruire un complesso ultramoderno e di alta qualità, abbiamo deciso di rivolgerci ai migliori progettisti sulla piazza. C'era già un team di valenti progettisti composto da Chiaia, Napolitano, Vitone, Amoruso ed altri. Con il loro consenso abbiamo deciso di coinvolgere anche un personaggio del calibro di Renzo Piano, in modo da garantire un marchio di livello mondiale. Renzo Piano e un nome di tale prestigio da non poter accettare un incarico che non sia di suo gradimento. Con noi, tra l'altro, aveva collaborato per lo stadio di Bari. Bene, a Piano abbiamo chiesto di dare il tocco del grande artista a Punta Perotti. Che cosa vi disse subito il professor Piano? Leggo dalla sua relazione del maggio '93, in piena fase progettuale (i lavori cominciarono nel '95): "L'area su cui insiste l'edificio sembra porsi come porta della città". Sono parole di Piano, non mie. Secondo lui il piano regolatore di Quaroni intendeva porre un bastione all'ingresso della città. Ricordo che quando andammo a Genova da Piano, che realizzò il plastico dell'intera zona, lui usò il termine "bastione", dicendo anche: "Da qui comincia la città". Ingegnere, gli edifici potevano essere più bassi, forse l'effetto estetico sarebbe stato migliore. Bastava ridurre la cubatura... Le rispondo con le parole di Piano a proposito dell'altezza degli edifici: "Sono come sovrapposizioni di piani che volano>>. Parole testuali. Guardi questi disegni che le faccio vedere, Sono tutti progetti suoi. Ecco cosa dice Piano sulla costa: "L'attuale fascia costiera è decisamente degradata. Una sistemazione, se pur limitata alla realizzazione di qualche muretto, alla piantumazione di alcuni alberi e alla realizzazione sul litorale di uno o due piccoli approdi, gioverebbe senza dubbio ad una riqualificazione ambientale dell'intera zona". Piano, veda qui, progettava di costruire ponticelli, piccoli approdi per rivitalizzare la costa. Guardi qua, ecco le foto su cos'era la costa prima del nostro intervento: degrado, desolazione, sfasciacarrozze, di- scariche, casini, puttane. Per aiutare questa gente ad andare via abbiamo scucito pure parecchi soldi. Guido Vergani ha proposto una "provvidenziale dinamite" o un intervento per espropriare o abbattere le costruzioni. Forse ho commesso un’imprudenza. Avevo scritto a Romiti, presidente della Rcs, per lamentare per lamentare l’atteggiamento del suo giornale sul caso Punta Perotti. Scrissi poi anche al direttore del giornale, sollecitando il rispetto della verità. Bah, forse la mia è stata interpretata come un'interferenza nei confronti della redazione, il che non voleva assolutamente essere. Chiedevo solo obiettività. Fatto sta che poi hanno scatenato il can can, mentre, fra l'altro, era in corso il giudizio. I professori Coppi e Guarino mi chiamarono dicendosi inorriditi ed invitandoci a non reagire. Con Vergani, poi, ho avuto modo di discutere. Dove? In un dibattito radiofonico tra me, Piano, Chiaia, Melandri, Leccese e Vergani. Quando il conduttore mi riferì la frase di Piano "II Perotti, tragedia italiana", sbottai così: sono perfettamente d'accordo. E' una tragedia, ma per l'impresa: che ha fatto le cose in regola si è rivolto al megIio ed è stata trascinata in una persecutoria odissea giudiziaria. Questa è la vera tragedia. Vergani rimase sorpreso, disse poco. Gli feci notare che non parlava l'imprenditore, ma che parlavano le sentenze. Ingegnere, il presidente della Provincia, Vernola, ha detto che sperava che il Comune approfittasse della prima sentenza di confisca per abbattere l’ecomostro. Non vorrei essere cattivo, ma lui ha costruito la propria vittoria elettorale sul caso Perotti. Ha paura dei ricorsi dopo la sentenza d’appello? L’ho già detto: non ho paura. Abbiamo la coscienza a posto. Ritorniamo al progetto. L’architetto Napolitano ha parlato di "bruttura urbanisticha". Ha detto anche: "Noi volevamo che gli edifici fossero paralleli al mare, così non avrebbero chiuso l’orizzonte. Poi è intervenuto Renzo Piano che ha preferito la posizione perpendicolare per dare a tutti i proprietari la possibilità di avere la vista sul mare e sul borgoantico e di essere al riparo dalla tramontana". Sono rimasto sconcertato dalle parole di Napolitan, ma devo dire che Renzo Piano è intervenuto nel ’93 a lottizazione approvata. Napolitano non solo parla di bruttura urbanistica. Dice anche: "Siamo caduti in quel giro d’affari". Un’allusione pesante. No? Non so che dirle a proposito della presunta bruttura urbanistica. Forse anche Napolitano è un pentito. Quanto al giro di affari, è evidente che il Perotti poteva essere un affare. Ma legittimo. Ripeto: legittimo. Nessun illecito. Altro che. I maggiori proprietari dei suoli erano Vitone, Patrizia Brunetti, Di Cagno Abbrescia, una cooperativa. Noi acquistammo addirittura una strisciolina che era del demanio, che fece un'asta, come si dice, a candela vergine. Per una striscia di suolo pagammo più di un miliardo. Non capisco proprio certe allusioni di Napolitano. L'architetto Chiaia, invece, è stato corretto nella ricostruzione dei fatti. Voglio ricordare anche che Napolitano mandò indietro la tessera del suo partito, quando i giovani comunisti attaccarono il progetto di Punta Perotti. Renzo Piano dice: "Mi chiesero una valutazione, mi arresi". Sostiene anche di non aver mai messo la firma su Punta Perotti, di essersene interessato per poco e di essere arrivato a cose già decise". Sono rimasto stranito. Quando, nel '92, lo contattammo per Punta Perotti, Piano si dimostrò entusiasta. Studiando le carte, cerco di allargare il giro della sua collaborazione all'intera lottizzazione della costa, a partire dall'edificio Verga. Siccome in quell’area ci sono i suoli di Rita Levi Montalcini, Renzo Piano mi disse che poteva intervenire personalmente sulla Levi Montalcini. Non solo. Chiese anche di poter fare il progetto di Porto Verde. Infine, voleva intervenire sulla ristrutturazione dell’intera costa. Le proposte erano buone, mi diedi da fare. Ma le risposte, da Torino (dove vive la Montalcini) e da Bari, furono negative. Mi fermai ed informai Piano. Lui si ritirò dall'operazione Punta Perotti dopo aver vinto la gara per Berlino. Al Comune, pero, non ci sono progetti vostri a firma di Renzo Piano. Si, non ce ne sono, ma abbiamo una convenzione privata con Piano. Ho visto con i miei occhi che l'istanza per la concessione edilizia ai progetti di Andidero porta la firma di Renzo Piano: progettista e direttore dei lavori. Una curiosità: la vostra parcella a Piano. La nostra è stata quella più bassa: 675 milioni. Domandi ad Andidero quanto gli è costata la sua. Lei che fece quando Piano si ritiro? Restai sorpreso. Perdevo una grande firma. La sua prestazione sarebbe stata onorata con parecchi miliardi. Raggiungemmo un accordo transattivo il 5 dicembre '94. Legga qui: "La Sud Fondi rimane proprietaria dello studio effettuato ed ha diritto di utilizzare gli elaborati ricevuti nell'ambito del suddetto lavoro. Alla Sud Fondi compete la possibilità, relativamente all’attività svolta da Renzo Piano, di utilizzare il nome della "Renzo Piano building workshop" in connessione ad ogni iniziativa, anche di natura pubblicitaria attinente l’attività svolta dalla "Renzo Piano building workshop". In particolare si conviene che la dicitura completa dovrà essere realizzata come segue: piano di lottizzazione, studio Chiaia-Napolitano; progetto di concessione: Renzo Piano building, Ottavio Di Blasi e associati; progetto esecutivo: Ottavio Di Blasi e associati. Di Blasi è iI braccio destro di Piano di cui noi siamo autorizzati a utilizzare il nome. Piano dice che la sua firma è stata posta<un po’ birbantescamente sul cartellone dei lavori>. Parole gravissime. Nel’ accordo siglato a dicembre sta scritto che <la Renzo Piano… s’impegna a fornire alla Sud Fondi, oltre alle persone che dalla stessa saranno indicate, tutta la documentazione in suo possesso, nonché tutte le informazioni, le indicazioni e i suggerimenti necessari a consentire la prosecuzione della progettazione>. Piano ha sottoscritto un impegno, non ha concluso il suo rapporto con noi, anzi è inadempiente. Pochi giorni fa Piano ha detto che Punta Perotti è < un’idea folle su una costa bellissima>. Ma se ha detto, scritto che è una costa degradata! Lo sa che mi scrisse anche una lettera, nel marzo ’94, pochi mesi prima della transazione, nella quale spiegava il suo ritiro con queste parole: < Grave difficoltà creativa>. Lui, il grande Piano, l’architetto di fama mondiale, in difficoltà creativa! Gli risposi dicendo che c'era da strabuzzare gli occhi. Piano dice che neppure Gesù Bambino può rimediare al disastro. Lui è stato di una imprevidenza assoluta. Evidentemente si trova in uno stato confusionale. Sono passati sei anni, forse ricorda poco. Siccome è persona di grande intelligenza, credo che si sia già pentito per le cose dette. Secondo lei, come finirà Punta Perotti? Tra ricorsi e controricorsi resterà cosi in eterno? Si deve finire, è chiaro. A parte il fatto che abbiamo un socio, la Cariplo, quindi anche per rispetto alla banca dobbiamo portare l'opera a compimento. In secondo luogo, la sentenza parla chiaro, e gli accordi vanno rispettati. Certo lo scheletro è brutto, ma guardate, giudicate quello che sarà dopo. Un acquirente vi ha chiesto i danni per l'acquisto mancato. Ecco i guai che abbiamo dovuto subire. Noi abbiamo venduto parecchi dei 250 appartamenti previsti. Ma non si può rescindere il contratto perché non è colpa nostra se l'impegno non è stato mantenuto. Il sindaco di Vietri sul Mare, Cesare Marciano, ha detto: "Punta Perotti è molto peggio del Fuenti. Perché non è stato abbattuto?". Ma i due casi sono completamente diversi. Li c'erano irregolarità, condoni mai concessi, decreti di demolizione in applicati. Una cosa però mi ha dato fastidio. Si spieghi. Il fatto che un imprenditore abbia chiesto a un ministro di contrattare il suo abbattimento con quello di Punta Perotti. Mi riferisco a Dante Mazzitelli, La sua è stata cattiveria fine a se stessa. Pare che l'allora ministro Mattioli gli abbia risposto: "Se io non sono capace ad abbattere Punta Perotti, ti do l'autorizzazione a ricostruire il Fuenti>. Non c'è bisogno di commentare. Il professor Giorgio Nebbia fa notare che ogni volta che si costruisce in riva al mare o lungo un fiume "prima o poi la natura si ribellerà>. Ha sollevato una questione ambientale, oltre che estetico- urbanistica. Il Lungo mare è stato costruito 70 anni fa. Se ci fossero stati problemi di quel tipo, sarebbero già emersi. Il mare non si è vendicato. Rispetto le idee del professor Nebbia, ma ripeto: abbiamo fatto tutto in regola, anche nella materia che gli sta più a cuore. Il ministro Melandri ha nominato alla sovrintendenza il dottor De Cunzo, decisivo nell'abbattimento del Fuenti. Una scelta inequivocabile. Mi lascia perplesso un ministro che non rispetta le sentenze della magistratura e che dà indicazioni in contrasto con le stesse sentenze. Mi ribello come cittadino. E se lo Stato decidesse di comprare Punta Perotti per abbatterlo, come vuole il ministro Bordon? E' un altro discorso. Se lo Stato vuole comprare, siamo pronti. Noi imprenditori ad uno dobbiamo vendere, siano i privati o lo Stato. Lo Stato è un cliente come tanti. In passato si è detto anche che Punta Perotti potrebbe diventare la nuova sede della Regione Puglia. Le vie del signore sono infinite. Io sono disponibile per ogni soluzione, purché la mia impresa raggiunga l'obiettivo prefisso: il legittimo profitto. Si, ma quale sarebbe la sua sensazione se lo Stato comprasse e abbattesse i fabbricati. Non si tratterebbe, in ogni caso, di una sconfitta? Guardi, chi compra può fare quello che vuole, non mi interessa. Dico solo, da cittadino, che sarebbe poco bello comprare per demolire. Cosi si sprecano i denari di tutti. Si obietta: lo Stato dovrebbe poi rivalersi sui responsabili del caso. Si, campa cavallo... La Melandri ha lasciato intendere che il centrodestra pugliese, non approvando il piano paesistico, abbia favorito i casi come Punta Perotti. Ha contestato duramente la legge 3 che consentirebbe di costruire in riva al mare a patto in cambio di posti di lavoro. Il ministro è a corto di argomenti. Non so dire altro. Se permette, adesso vorrei io porre un quesito. Quale? Perché questo accanimento nei nostri confronti? Se un magistrato sa, vede che qualcuno sta per commettere un reato ha il dovere di intervenire per scongiurarlo. Noi abbiamo aperto il cantiere il 15 marzo '95, inviando al Comune la relativa documentazione. Il vigile Ladisa ci fece un verbale di contravvenzione perché - udite, udite - mancavano il calcolo di cemento armato e la tabella. Siccome il verbale si manda al sindaco, al prefetto, al presidente della Regione e al procuratore della Repubblica, io scrissi loro sostenendo che il verbale era fasullo. Quindi, la procura era già al corrente di quello che stavamo facendo. Un anno dopo, si scatenò il quotidiano "La città". Il 9 maggio '96 io andai dal procuratore Bisceglia, al quale consegnai tutta la documentazione su Punta Perotti. Qualcuno mi deve spiegare perché non siamo mai stati iscritti sul registro degli indagati, mai raggiunti da un avviso di garanzia, mentre il 22 marzo '97 subiamo il sequestro del cantiere. Mi sono fatta un'idea cattiva, ma saranno altri a dirla. No, la dica lei. Mi limito a rilevare che non scattò l'archiviazione neppure dopo la sentenza della Cassazione. Non solo. Chiedono al Gip che ha deciso il sequestro altri sei mesi di tempo per le indagini, poi altri sei mesi ancora. Se non è persecuzione... La mia spiegazione è questa: qualcuno voleva lasciarci impiccare finanziariamente, allungando i tempi della giustizia. Anche lei il complotto. Chi, quali ambienti? Politici, giudiziari? Mi limito ai fatti. I nostri avvocati sono pronti a denunciare i magistrati della vicenda. Certo, i sospetti, le coincidenze, sono tanti e pesanti, a cominciare dalla condotta del Gip che prima ha stabilito il sequestro e poi è stato Gup al processo. Per fortuna conosciamo il mestiere e abbiamo resistito, senza licenziare nessuno. Ora abbiamo una banca come socio, è un bene perché si rassicurano i clienti. Ma ne abbiamo subite tante. Se il nostro nemico è politico, cosa devo pensare? Che la magistratura è al servizio della politica? A me risulta, ad esempio, che il pm Rossi si è candidato al Csm con i Verdi. Nella relazione preparata dal professor Dino Borri per il pm Rossi è scritto che la lottizzazione è legittima. Ma Rossi non gli ha creduto. Ha prestato fede a un progettista di Valenzano, Ferri, che ha avuto l'impudenza i definire Punta Perotti zona industriale.

Giuseppe De Tomaso

 

 



 

 

 

 

 

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