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L’hanno chiamato l’ecomostro, ma a lungo ha funzionato regolarmente e dato lavoro
<Io, costruttore del Fuenti e vittima>
Dante Mazzitelli respinge le accuse: anch’io sono in regola
Dante Mazzitelli (23 Giugno 2000)

Mi corre l'obbligo di effettuare alcune precisazioni relativamente alle accuse mosse alla mia persona da Michele Matarrese. Personalmente non ho mai espresso giudizi su Punta Perotti, non conoscendo i fatti. Mi sorprende che non si faccia altrettanto per il "Fuenti". E’ di moda lanciare gratuite affermazioni su questioni di cui si ignora tutto e sulle quali si imporrebbe il silenzio. La costruzione del complesso alberghiero in località Fuenti è stata regolarmente autorizzata giusta licenza edilizia n. 14 del 5/8/1968. Il progetto ha ottenuto, altresì, il previsto "nulla osta" del ministero dei Beni Ambientali il 10/1/1968. - I lavori di costruzione sono stati ultimati nel 1975 e si è ottenuto il certificato di abitabilità il 21/8/1977 dopo aver affrontato più giudizi in ogni grado della Magistratura civile e penale che hanno riconosciuto sempre la legittimità degli atti e della costruzione, si da consentire l'inizio dell'attività. Infatti il complesso alberghiero ha regolarmente svolto l'attivita turistica dal 1977 al 1984. - A fine del 1980 il ministero ha revocato il <nulla osta>, sulla base della perizia redatta da De Cunzo e la licenza è "per relazionem" decaduta dopo oltre 12 anni dal suo rilascio, senza considerare che nel frattempo le opere erano state ultimate, la struttura aveva iniziato l'attività e dava lavoro stabile a oltre 150 unità. Posso comprendere l'amarezza di Matarrese nel vedersi oggetto di attenzione quotidiana da parte dei "media" ma a differenza di ciò che a me ed alla mia famiglia è stato riservato dalla stampa nazionale ed internazionale, e dagli altri mezzi di informazione, a lui, almeno, è stato garantito quel diritto di replica a me negato. Devo fermamente contestare la richiesta che mi attribuisce Matarrese, "di contrattare l'abbattimento del Fuenti con quello di Punta Perotti". Risulta falso ed offensivo quanto da lui riportato nell'intervista rilasciata alla mia persona. Mi auguro che riveda le sue posizioni che certamente sono dettate da scarsa ed inesatta informazione. Non è mia abitudine e chi conosce lo sa bene, contrattare i miei diritti con chicchessia né è in mio potere scambiare l'abbattimento del Fuenti con altro. In verità, dopo l'abbattimento del Fuenti, il ministro Mattioli affermò che l'obiettivo dopo il conseguito abbattimento del Fuenti era l'abbattimento di Punta Perotti a Bari e di altri eco-mostri. Aggiunse che se il Governo non fosse riuscito nel suo intento allora si sarebbe dovuto ricostruire il Fuenti. Al di là delle battute di effetto non ritengo si possa instaurare una polemica su tali presupposti. Per quanto mi riguarda, "la cattiveria fine a se stessa" è quella che in tutti questi anni ci ha perseguitato con le richieste di abbattimento del Fuenti in uno alla incredibile e diffamatoria campagna stampa che è stata operata nei nostri confronti. A nulla sono valse le sentenze penali e civili a noi favorevoli, a nulla sono valsi i progetti di reinserimento ambientale, a nulla sono valse le disponibilità di utilizzare la struttura a fini sociali. Tutto è stato vano per conseguire solo un obiettivo politico di immaginare. Nella vicenda del Fuenti non abbiamo avuto soci come la Cariplo, né una legge regionale come la legge n. 3 della Regione Puglia, ma solo la certezza delle nostre ragioni. A volte mi ritorna alla mente la domanda rivoltami dai miei figli quando nel massimo accanimento della campagna stampa contro il Fuenti mi chiesero "Papà, ma cosa hai fatto per meritare tutto questo?". Restai senza risposta. E’ difficile far comprendere a dei bambini cosa è uno stato di diritto. Spesso mi interrogo sulla condanna inflittaci: 30 anni di giudizi (un ergastolo), la distruzione di un patrimonio costruito in una vita di lavoro (quella di mio padre), l'attribuzione di leggi. Devo ancora scoprire quale sia il reato che infligga pene simili. Concordo nella necessità per noi imprenditori di avere certezze nel rispetto dei tempi, delle procedure, nell'applicazione di leggi e regolamenti, che non consentano a costruzioni ultimate, o peggio ad attività avviate di azzerare dopo ( decine di anni l'intera procedura autorizzativa. Questo si, crea un <mostro giuridico".Spesso gli imprenditori sono vittima di questo sistema di "diritto" che diritto non è. Mi chiedo perché in altre parti d'Italia operazioni immobiliari anche più imponenti del Fuenti o del Perotti non vengono alla ribalta. Se lo Stato deve intervenire che intervenga in maniera eguale ed uniforme su tutto il territorio nazionale. Appare contraddittorio infatti il comportamento del Governo che mentre sulla Costiera Amalfitana ha imposto la demolizione della struttura alberghiera del Fuenti, sulla Costiera Sorrentina ha finanziato la riconversione di un cementificio in albergo con un contributo a fondo perduto di ben 67 miliardi. Sono questi, due aspetti confliggenti dello stesso problema. Certo anche noi imprenditori, dobbiamo svolgere un ruolo che non ritengo sia solo quello contemperando le esigenze aziendali con quella delle collettivita, nel rispetto dell'ambiente che oggi a differenza del passato viene sentito quale bene primario. Mi auguro che Matarrese da imprenditore illuminato qual è, faccia tesoro della vicenda Fuenti e sappia trovare una soluzione, che possa renderlo migliore interprete delle esigenze della città in uno alle sue legittime esigenze imprenditoriali. Auguro a Matarrese di aver più fortuna di me.

Dante Mazzitelli

 

 



 

 

 

 

 

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