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La capagira

locamini.jpg (12630 byte)Cosa si poteva fare perché un film su Bari, o meglio sulla sua parte più rejetta, degradata, vilipesa e trascurata approdasse agli onori della critica italiana e straniera? Semplice: ci voleva un barese un po’ "oriundo" e un po’ anomalo come Alessandro Piva; uno cioè che nella città del levante ci ha vissuto quel tanto che gli è bastato per trarne un’opinione disincantata e delle immagini che non fossero intrise di pregiudizi campanilistici o, peggio da "spot valtur", o peggio ancora , di luoghi comuni. Il primo merito, indiscutibile di Lacapagira, è appunto questo: aver plasmato uno spaccato assolutamente "vero", autentico della nostra realtà sociale. Il lusinghiero riconoscimento del Festival di Berlino (l’unico nei confronti di un film italiano), e il recente acquisto della pellicola da parte della prestigiosa Lucky Red, suonerà forse molesto ai palati fini degli esponenti dei Rotary o di altri circoli-bene della città. Ma vivaddio, per la prima volta, non abbiamo esportato al di là delle Murge le trite macchiette colino-cocò o i zuccherosi quanto politically correct quadretti a cura della premiata ditta Arbore-Banfi. La Bari dei truffatori, dei contrabbandieri, degli emarginati e dei piccoli imbroglioni è frutto, e per quanto ci riguarda, d’un inedito (osiamo, osiamo pure) realismo simil-rosselliniano che mai, e poi mai, ha trovato da queste parti fortuna o abilità professionali. Bravi gli attori on the road, ma bravo soprattutto lo sceneggiatore che ha avuto il merito, non trascurabile, di lasciare intatto lo slang (ma perché, maledizione, non chiamarlo lingua-madre?) gutturale, tagliente e duro dei nostri rioni. E che questi non coincidano con l’intera area cittadina e si trovino, per dirla con De Andrè: "dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi" non importa. Aspettiamo con ansia l’uscita di Fuori di me girato interamente al quartiere San Paolo dal modenese Gianni Zanasi, così come Albania Blues del barese doc Nico Cirasola. E pazienza per i sottotitoli, e pazienza per i fautori della "Bari da bere". Il loro tempo verrà. (midio)


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