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CENNI STORICI
Per consolidare il possesso della fascia e dellimmediato retroterra, i Bizantini si
servivano dei monaci di san Basilio. Questi, istituendo cenobi e istituendo chiesette,
influenzavano religiosamente e politicamente le famiglie contadine, asservite ai gasindi
per dissodare la gleba ovvero le zolle di terra che ancora oggi vengono chiamate ghiev
in dialetto bitettese.
Dopo la cacciata dei Bizantini da Bari a opera del duca normanno, Roberto il Guiscardo,
avvenuta il 1071, il cenobio, abbandonato dai basiliani, andò lentamente in rovina. Da
una pergamena del Codice Diplomatico Barese dellanno 959 dopo Cristo, sappiamo però
dellesistenza di tre "cappelle in loco di Bitetto o Vitecte"
dedicate rispettivamente a santa Maria, san Michele Arcangelo, e san Tommaso, dove due
sacerdoti celebravano la messa , previo versamento di un censo annuo allarcivescovo
di Bari. Tra le righe del documento si legge che esisteva un luogo chiamato Bitectum dove
erano raggruppate delle casupole, formando appunto il locus o insieme di casali collegati.
Cinquantanni dopo, Bitecte era una civitas in grado anche di partecipare con pari
dignità alla lega delle città di Bari, Bitonto, Trani ribellatesi ai dominatori
bizantini, contro i quali "fecerunt bellum in bitete", ossia mossero guerra
nell anno 1011. |
Itinerario
Arrivando da Bari ci troviamo dinanzi
allantica porta della città, Porta Piscina o Porta Barese, lunica
sopravvissuta a testimonianza dellantico sistema di accessi alla città fortificata,
e da cui si diparte una delle vie principali del centro antico, via Porta Piscina, che
collega la porta con la piazza Cattedrale.
Sulla porta, che ingloba una torre medievale scoperta in un recente restauro, sono
posizionati uno stemma ed una lapide a testimonianza dei lavori di restauro condotti nel
1643 per opera del Principe Flaminio de Angelis, Signore di Bitetto.
A ridosso della porta e dellantica cinta muraria, si erge il Palazzo Baronale,
un complesso architettonico di notevole pregio, costruito intorno al 1773 dalla famiglia Noja,
nobili facoltosi di Mola che nel 1743 acquistarono il feudo di Bitetto dal Principe Carmine
de Angelis. Infatti, il Palazzo settecentesco sorgendo a cavallo delle mura, oltre a
comprendere al suo interno un nucleo più antico di origine medievale, ingloberà anche il
palazzo cinquecentesco del Principe De Angelis, attualmente adibito ad abitazione privata.
Varcata Porta Piscina, ci addentriamo nel cento antico attraverso una delle vie che, dalla
piccola piazza antistante la Porta, si dipanano allinterno configurando un sistema
di percorsi molto complesso e tortuoso che, insieme a qualche edificio di aspetto
fortificato, riflette il carattere difensivo della città.
Percorrendo via Leonese, il tessuto urbano ci appare subito molto compatto, con una trama
viaria tortuosa e labirintica, secondo una tradizione tipicamente medievale, ma che nei
vicoli cechi, nelle corti e negli archi richiama alla memoria, insieme alle mura bianche
delle case, alcuni centri orientali. Corte Leonese, primo vicolo cieco che
incontriamo sulla destra della via omonima, conserva ancora un tratto di pavimentazione in
pietra originario.
In via Leonese, degno di nota è l'edificio
medievale noto come la Casa dei Cavalieri di Malta. La misteriosa casa-torre si
sviluppa su tre livelli, intorno ad una corte interna, con due lati disposti ad angolo
retto prospicienti la strada. L'emblema posto sulla porta principale del prospetto Est è
attribuito alla nobile famiglia De Nicolò che nel Seicento occupò il palazzo.
CHIESE E CONVENTI
La Cattedrale, dedicata all'Arcangelo
Michele, sorse tra la fine del XI secolo e l'inizio del XII e fu più volte ricostruita.
Con la ristrutturazione settecentesca e le successive trasformazioni, si sono persi quasi
completamente gli affreschi del XIV secolo, fino a quando, con l'opera di restauro del
1959, si scrostano gli intonachi settecenteschi e vengono ripristinati alcune parti che
erano andate distrutte o occultate, come capriate, matronei, absidi laterali ed
iconostasi. Da un punto di vista architettonico, si nota il contrasto tra il corpo
centrale, a croce latina, d'epoca romanica, e le cappelle settecentesche addossate al
perimetro dell'edificio e alla torre campanaria innalzata sul fianco sinistro della
facciata trecentesca. La facciata presenta notevoli analogie stilistiche con la Cattedrale
della vicina Bitonto. Notevole risulta la decorazione del portale maggiore, che sviluppa
alcune delle scene essenziali del ciclo cristologico, con ai lati due maestosi leoni
accosciati su mensole, il tutto a rappresentare l'eterna lotta tra il bene e il male. Fra
gli arredi, occorre segnalare la pregevole statua in argento raffigurante l'Arcangelo
Guerriero che trionfa sul drago demone; tale opera fu realizzata a Napoli nel 1719. |
Nell'ampio coro è collocato
il prezioso altare maggiore in marmi policromi, realizzato nel 1760; sull'imponente altare
venne poi ricollocata la tela dipinta nel 1656, dal noto pittore Carlo Rosa,
raffigurante i personaggi delle due intitolazioni della Cattedrale: la Vergine Assunta e
l'Arcangelo Gabriele. Di rilievo inoltre, l'altare centrale della cappella settecentesca
del SS. Sacramento, sulla mensa liturgica del quale è collocata la tela ottocentesca
raffigurante l'ultima cena. |
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Convento di Santa Chiara
La chiesa fu costruita nel 1616, e fino
agli inizi del XIX era attigua ad un convento poi soppresso. Nonostante il degrado in cui
versa, di particolare pregio è l'intera pavimentazione secentesca, in maiolica invetriata
policroma, con eleganti decorazioni vegetali stilizzate.
Chiesa di S. Rocco
L'attuale chiesa di San Rocco, appartenuta in precedenza ai Gesuiti, fu ristrutturata e
consacrata dalla confraternita omonima, nel 1760. La chiesa custodisce alcuni preziosi
elementi d'arredo sacro, come il Bambin Gesù Dormiente, intagliato in un unico pezzo di
legno, oppure l'altare maggiore con il prezioso paliotto in marmo scuro con il rilievo
centrale, in marmo bianco, raffigurante San Rocco e il Cane, ma l'elemento più antico
della chiesa, conservato nella sagrestia, è sicuramente un pregevole lavabo in pietra nel
cui piedistallo sono scolpite due raffinate immagini di pesci, forse delfini, simbolo
della fede, con le code aggrovigliate.
Chiesa di S. Domenico
L'attuale chiesa di San Domenico, ubicata in piazza Umberto I, risale al 1598. Ben poco è
rimasto dell'edificio originale, molto interessanti risultano alcune opere pittoriche
conservate all'interno della chiesa.
Chiesa di San Giuseppe
E un piccolo edificio ubicato lungo la vecchia via per Sannicandro, sviluppatosi
intorno ad un'antica edicola. La fondazione della chiesetta è avvolta da un alone di
leggenda, che vedrebbe protagonista il conte Giangirolamo d'Aragona, detto il Guercio di
Puglia.
Chiesa dela Maddalena.
La fondazione della chiesa dovrebbe risalire
alla seconda metà del XIII secolo, quando gli Angioini divulgarono anche in queste
contrade il culto provenzale della Maddalena. L'edificio attuale fu costruito invece nel
1870. La chiesetta è chiusa dal 1980, in seguito alle gravi lesioni provocate dal sisma
di quello stesso anno.
Chiesa di S. Maria la Veterana
Situata in fondo al Corso Garibaldi, è una delle
chiese che sorgevano fuori dalle mura della vecchia Bitetto. La prima notizia certa su
questo edificio sacro è quella che si rinviene nell'atto del 959, in cui si menziona una
chiesa dedicata a Santa Maria. Lo stemma incassato nella facciata, se realmente appartenne
a Mons. Scicutella, permetterebbe di datare la ricostruzione della chiesa negli anni che
vanno dal 1294 al 1300. Nel 1585, con l'approvazione del Papa Sisto V, la chiesa venne
ceduta ai padri conventuali ma nel 1652, con bolla di Papa Innocenzo X, il monastero venne
soppresso. Solo più tardi, nel 1713, fatti eseguire alcuni lavori di consolidamento, i
conventuali tornarono ancora per sessanta anni in quel monastero di cui oggi si sono perse
le tracce. |
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