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CELLAMARE |
ab. 4.388
esten.5,86 kmq
alt. 105 m
CAP 70010
13 km da Bari
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Piccolo centro agricolo. Nellultimo
ventennio cè stata una significativa espansione urbanistica e demografica, favorita
dallinurbazione di molti cittadini baresi. |
Sacro & Profano
Festa di S. Amatore (prima domenica
di maggio) Celebrazioni per il Patrono con fiera di prodotti e artigianato locale.
Festa e Fiera di S. Raffaele Arcangelo (ottobre)
Presepe Artistico (dicembre) in piazza Don Bosco. |
CENNI STORICI |
Le sue
origini si fanno risalire al secolo XI; lunico documento attendibile in tal senso
può essere considerato uno statuto delle città e delle terre appartenenti alla
Archidiocesi di Bari, compilato nel 1171 dallarcivescovo Rainaldo nel quale
per la prima volta si cita una località di nome Cellamare o Cellamarii.
Alcuni storici sono invece concordi nel segnalare lesistenza di questo sito o
villaggio di pastori e contadini in concomitanza con le escursioni saracene. Si racconta
infatti che nel 988 i saraceni attuarono una delle più feroci incursioni nel territorio
intorno a Bari, depredando le popolazioni ed incendiando le loro abitazioni. Dopo aver
distrutto Ceglie e Valenzano si trasferirono nel territorio di Capurso, ma qui furono
respinti ed uccisi dai capursesi e cellamaresi. La zona ancora oggi viene chiamata
Massaracina per ricordare il massacro dei saraceni. In quanto al toponimo
"Cellamare" gli storici rimandano allepisodio riguardante
larcivescovo di Bari Giovanni V, che a seguito della distruzione di Bari
perpetrata dal sovrano normanno Guglielmo il Malo si rifugiò col suo seguito nel
territorio che da allora mutò il nome da Cella Amoris in Cella Amaris
per sottolineare il dolore degli esuli. Si ignora come e quando Cellamare si tramutò in
feudo. Il primo signore di cui si hanno notizie è Roberto Venato. Gli successe il
fratello Galeotto Venato, morto nel 1294. Con la sua scomparsa il feudo di
Cellamare passò al Regio Fisco, cioè allo Stato per mancanza di eredi. Trasformatosi
nuovamente in feudo nel 1407, Cellamare fu appannaggio di diverse famiglie (Sandionigi,
Di Sangro, Marra, Caracciolo), fino a quando con lavvento di Murat
passò al regno di Napoli.
IL BORGO
Lattuale chiesa della SS. Annunziata è costruita sul suolo di unaltra
antica chiesa edificata sulle fondamenta dallarcivescovo Rainaldo (1171-1188). La
nuova chiesa fu costruita nel 1854 sotto larcivescovo di Bari Michele Basilio Clary,
come si rileva dallepigrafe posta sotto larchitrave della porta maggiore. La
pianta è ad una navata con tre cappelle per lato. Allinterno è possibile ammirare
un pregevole dipinto su tavola raffigurante lo "sposalizio di Santa Caterina). Il
dipinto è attribuito alla scuola fiorentina del secolo XII. Sullo stesso piano della
facciata si eleva la Torre Campanaria costituita da grossi conci in pietra e divisa
in due ordini. Quello inferiore ha una luce quadrilobata in cornice circolare;
lordine superiore, che si sopraeleva dallaltezza della chiesa, è la cella
campanaria con lesene angolari e bifore.
La Torre Civica, comunemente chiamata Torre dellorologio, si erge in Largo
don Bosco di fronte alla chiesa matrice. Realizzata nel 1923 è composta da un basamento
trapezoidale. Una piccola scaletta interna conduce al piano del loggiato dotato di quattro
bifore, una su ogni lato, costituite da tre colonnine in pietra locale. Il secondo piano
è decorato da una scultura a basso rilievo che raffigura lo stemma comunale. |
SANT'AMATORE
MARTIRE |
Nacque a Tuccitano in Spagna. La sua adolescenza e
giovinezza fu radiosa. I suoi bravi e buoni genitori gli insegnarono ad amare Dio ed il
prossimo, specie i sofferenti. Perduta la mamma, il babbo prese Amatore e gli altri figli
e si trasferì a Cordova per mandarli comodamente a scuola. Il suo maestro fu il dotto e
santo vescovo Eulogio. Anche questo morirà martire. Infuriando la persecuzione musulmana
si uni ad un monaco di nome Pietro, a, Ludovico fratello di Paolo diacono e marti- re,
entrambi Cordovesi, e si lanciarono da leoni alla conquista delle anime. Furono afferra-
ti, trucidati. I loro corpi furono buttati nel fiume Quadalquivir il 30 aprile 855. Dopo
alcuni giorni i tre cadaveri, trovati sulla spiaggia di Beta, furono raccolti da mani
pietose. Dio preparava il trionfo ai suoi eroi. Il papa Clemente X dava la reliquia insi-
' gne di S. Amatore al duca di Giovinazzo, D. Domenico De Iudice, che, in missione di
ubbidienza ando a Roma con D. Pietro di Aragona luogotenente del Re di Napoli. Il duca di
Giovinazzo la donava a Cellamare verso 1'anno 1670. |
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